Morale speciale – III: «Teologia, etica e politica: il crocevia del secolo XVI»

FTIS – Specializzazione
Licenza

Morale speciale – III: «Teologia, etica e politica: il crocevia del secolo XVI»
Codice Insegnamento: S-18TM05
Anno di corso: Discipline a scelta
Tipo di insegnamento: OBBLIGATORIO
Crediti: 3
Ore: 24
Lingua in cui viene erogato il corso: Italiano
Metodo di insegnamento: Didattica formale/lezioni frontali
Tipo di esame: Prova Orale

Indirizzi

  • Teologia Fondamentale
  • Teologia Sistematica
  • Studi Biblici
  • Teologia Morale
  • Teologia Pastorale
  • Teologia Spirituale
Obiettivo:

Il corso introduce alla ricerca storica nell’ambito teologico morale permettendo allo studente di acquisire specifici elementi conoscitivi, connessi al tema di lavoro, e di implementare le competenze metodologiche per lo studio dell’evoluzione del pensiero etico cristiano, soprattutto sotto il profilo socio-politico.


Programma:

Il Cinquecento rappresenta un significativo laboratorio di pensiero in cui temi teologico-politici ereditati dalla stagione medievale sono sottoposti a profondi ripensamenti sia all’interno del cristianesimo, con la Riforma protestante e la seconda Scolastica cattolica, sia nello sviluppo di un pensiero che, pur non rescindendo formalmente il riferimento all’orizzonte teologico, risulta decisivo per l’affrancamento della riflessione sulla società e la politica in termini secolari nel contesto dell’Europa delle nazioni, delle “guerre di religione” e delle teorie assolutistiche portate a maturazione da Jean Bodin nel 1576 con Les Six Livres de la République. Il corso si propone di esaminare alcuni protagonisti del dibattito politico del secolo XVI, verificando espliciti e impliciti richiami al pensiero teologico, pur nella consapevole riduzione della complessità insita in un’analisi di questo tipo. Lo sviluppo delle lezioni segue alcuni nuclei tematici nei quali si privilegerà il confronto diretto con i testi degli autori esaminati.

a. Nel 1513 Nicolò Machiavelli sviluppa la prima stesura de Il Principe, in cui l’obiettivo di acquisire e mantenere il potere di uno Stato giustifica, nell’esercizio del governo, la sospensione dei tradizionali criteri etici retaggio del pensiero tardoantico e medievale. Alla “realtà effettuale” professata da Machiavelli fa eco, nel 1516, l’Utopia di Thomas More con la ripresa di moduli filosofici nei quali, a partire dalla Repubblica di Platone, la forma ideale di società e di governo è trasportata su un livello “altro” rispetto alla “realtà”, pur lasciando trasparire, sotto il velo della finzione letteraria, la percezione di attese ed esigenze presenti nella società del suo tempo. A questo modello “utopico”, diffuso anche in altre forme nel secolo XVI, si riallaccia, nel 1602, il frate domenicano Tommaso Campanella con La Città del Sole, ulteriore e originale riformulazione dell’idealizzazione societaria dietro alla quale è possibile riscontrare, accanto all’opposizione alle tesi di Machiavelli, un progetto di riforma sociale alternativo al potere assolutistico.

b. Erasmo da Rotterdam dà ragione di un’altra linea di pensiero nella prima metà del secolo XVI per delineare le qualità morali dell’uomo di governo. Essa trova codificazione nella Institutio principis christiani (1516), dedicata a Carlo V, con la quale l’illustre umanista si confronta, seppure indirettamente, con il modello di Machiavelli. Delineando il profilo etico del sovrano, Erasmo non solo si ricollega all’etica delle virtù di stampo aristotelico e a una peculiare ripresa dell’esegesi biblica origeniana, ma pone la sua riflessione nello stesso solco idealizzato dell’utopia di More, pur rifacendosi formalmente alla tradizione già alto-medievale degli Specula principum.

c. Lo scenario confessionale dell’Europa vede gli inizi e la maturazione della Riforma, con il manifesto di Lutero, La libertà del cristiano (1520), cui due anni dopo segue il suo primo scritto politico L’autorità secolare, nel quale si riverberano temi teologici caratteristici del suo pensiero, ulteriormente approfonditi (e applicati) negli scritti successivi. Nell’analisi dei testi del Riformatore si cerca di puntualizzare soprattutto il legame tra la tesi politiche e l’impianto teologico della sua riflessione. Si offrono inoltre alcuni spunti sul tema desunti dai testi di Filippo Melantone (Loci communes rerum theologicarum, 1521) e Giovanni Calvino (Institutio christianae religionis, 1536; 1557).

d. Nell’ambito cattolico la riflessione offerta dalla seconda Scolastica, soprattutto nella scuola di Salamanca, propone la ripresa attualizzante della lex naturae e dello ius gentium di Tommaso d’Aquino in prospettiva etico-politica, operata dai domenicani Francisco de Vitoria (De potestate civili, 1528; De Indis e De iure belli, 1532) e Domingo Soto (De iustitia et iure 1556), e al volgere del secolo, dal gesuita Juan de Mariana (De rege et regis institutione, 1599). Comune a questi teologi è una teoria socio-politica che si distanzia dalle forme assolutistiche con significativi abbozzi teorici di una riflessione sulla comunità umana quale fonte, pur non esclusiva, né originaria, della sovranità e del potere politico. In sede conclusiva si riprenderanno temi e questioni emersi nel momento analitico a confronto con l’orizzonte contemporaneo per individuare aspetti peculiari e permanenti di una riflessione teologico-morale sulla politica.


Avvertenze:

Il Cinquecento rappresenta un significativo laboratorio di pensiero in cui temi teologico-politici ereditati dalla stagione medievale sono sottoposti a profondi ripensamenti sia all’interno del cristianesimo, con la Riforma protestante e la seconda Scolastica cattolica, sia nello sviluppo di un pensiero che, pur non rescindendo formalmente il riferimento all’orizzonte teologico, risulta decisivo per l’affrancamento della riflessione sulla società e la politica in termini secolari nel contesto dell’Europa delle nazioni, delle “guerre di religione” e delle teorie assolutistiche portate a maturazione da Jean Bodin nel 1576 con Les Six Livres de la République. Il corso si propone di esaminare alcuni protagonisti del dibattito politico del secolo XVI, verificando espliciti e impliciti richiami al pensiero teologico, pur nella consapevole riduzione della complessità insita in un’analisi di questo tipo. Lo sviluppo delle lezioni segue alcuni nuclei tematici nei quali si privilegerà il confronto diretto con i testi degli autori esaminati.

a. Nel 1513 Nicolò Machiavelli sviluppa la prima stesura de Il Principe, in cui l’obiettivo di acquisire e mantenere il potere di uno Stato giustifica, nell’esercizio del governo, la sospensione dei tradizionali criteri etici retaggio del pensiero tardoantico e medievale. Alla “realtà effettuale” professata da Machiavelli fa eco, nel 1516, l’Utopia di Thomas More con la ripresa di moduli filosofici nei quali, a partire dalla Repubblica di Platone, la forma ideale di società e di governo è trasportata su un livello “altro” rispetto alla “realtà”, pur lasciando trasparire, sotto il velo della finzione letteraria, la percezione di attese ed esigenze presenti nella società del suo tempo. A questo modello “utopico”, diffuso anche in altre forme nel secolo XVI, si riallaccia, nel 1602, il frate domenicano Tommaso Campanella con La Città del Sole, ulteriore e originale riformulazione dell’idealizzazione societaria dietro alla quale è possibile riscontrare, accanto all’opposizione alle tesi di Machiavelli, un progetto di riforma sociale alternativo al potere assolutistico.

b. Erasmo da Rotterdam dà ragione di un’altra linea di pensiero nella prima metà del secolo XVI per delineare le qualità morali dell’uomo di governo. Essa trova codificazione nella Institutio principis christiani (1516), dedicata a Carlo V, con la quale l’illustre umanista si confronta, seppure indirettamente, con il modello di Machiavelli. Delineando il profilo etico del sovrano, Erasmo non solo si ricollega all’etica delle virtù di stampo aristotelico e a una peculiare ripresa dell’esegesi biblica origeniana, ma pone la sua riflessione nello stesso solco idealizzato dell’utopia di More, pur rifacendosi formalmente alla tradizione già alto-medievale degli Specula principum.

c. Lo scenario confessionale dell’Europa vede gli inizi e la maturazione della Riforma, con il manifesto di Lutero, La libertà del cristiano (1520), cui due anni dopo segue il suo primo scritto politico L’autorità secolare, nel quale si riverberano temi teologici caratteristici del suo pensiero, ulteriormente approfonditi (e applicati) negli scritti successivi. Nell’analisi dei testi del Riformatore si cerca di puntualizzare soprattutto il legame tra la tesi politiche e l’impianto teologico della sua riflessione. Si offrono inoltre alcuni spunti sul tema desunti dai testi di Filippo Melantone (Loci communes rerum theologicarum, 1521) e Giovanni Calvino (Institutio christianae religionis, 1536; 1557).

d. Nell’ambito cattolico la riflessione offerta dalla seconda Scolastica, soprattutto nella scuola di Salamanca, propone la ripresa attualizzante della lex naturae e dello ius gentium di Tommaso d’Aquino in prospettiva etico-politica, operata dai domenicani Francisco de Vitoria (De potestate civili, 1528; De Indis e De iure belli, 1532) e Domingo Soto (De iustitia et iure 1556), e al volgere del secolo, dal gesuita Juan de Mariana (De rege et regis institutione, 1599). Comune a questi teologi è una teoria socio-politica che si distanzia dalle forme assolutistiche con significativi abbozzi teorici di una riflessione sulla comunità umana quale fonte, pur non esclusiva, né originaria, della sovranità e del potere politico. In sede conclusiva si riprenderanno temi e questioni emersi nel momento analitico a confronto con l’orizzonte contemporaneo per individuare aspetti peculiari e permanenti di una riflessione teologico-morale sulla politica.


Bibliografia:

Edizioni in commercio delle opere esaminate saranno indicate direttamente durante le lezioni, oltre a più specifici contributi di studio. Per una prima informazione: D. Sternberger, Le tre radici della politica, il Mulino, Bologna 2001; F. Buzzi, Teologia, politica e diritto tra XVI e XVII secolo, Marietti, Genova – Milano 2005; M. Rizzi, Cesare e Dio. Potere spirituale e potere secolare in Occidente, il Mulino, Bologna 2009; M. Vidal, Historia de le teología moral, vol. IV, La moral en la Edad Moderna (ss. XV-XVI), tomo 1. Humanismo y Reforma, Perpetuo Socorro, Madrid 2012, e 2. América “problema moral”, Perpetuo Socorro, Madrid 2012.

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