Teologia fondamentale – II: «L’insorgenza del male e il suo superamento sperato. Un approccio fenomenologico-teologico»

FTIS – Specializzazione
Licenza

Teologia fondamentale – II: «L’insorgenza del male e il suo superamento sperato. Un approccio fenomenologico-teologico»
Codice Insegnamento: S-18TF02
Anno di corso: Discipline a scelta
Tipo di insegnamento: OBBLIGATORIO
Crediti: 3
Ore: 24
Lingua in cui viene erogato il corso: Italiano
Metodo di insegnamento: Didattica formale/lezioni frontali
Tipo di esame: Prova Orale

Indirizzi

  • Teologia Fondamentale
  • Teologia Sistematica
  • Studi Biblici
  • Teologia Morale
  • Teologia Pastorale
  • Teologia Spirituale
Obiettivo:

Il corso si propone di affrontare la questione del male in particolare sotto il profilo della sua capacità di problematizzare in radice la relazione credente dell’uomo con Dio. L’approfondimento verrà condotto mediante l’articolazione di due indagini complementari: una “archeologia del negativo”, incentrata sull’esame della reiterata pretesa dell’uomo di attentare l’origine trascendente cedendo al delirio dell’auto-affermazione; una “soteriologia del desiderio”, volta a mostrare che solo il riconoscimento della propria identità di “figlio nel Figlio” permette all’uomo stesso di fronteggiare l’insorgenza del male per attingere al compimento sperato della sua libertà.


Programma:

Il momento introduttivo intende evidenziare come la questione posta dal male sia al centro delle pressioni incrociate, che nell’epoca contemporanea esercitano l’una rispetto all’altra sia la visione immanentistica dell’umano sia la visione aperta alla trascendenza religiosa. Infatti, l’imporsi della dimensione malvagia della realtà provoca entrambi i fronti a porre in discussione le rispettive concezioni della pienezza del vivere. La conseguenza è che le due prospettive, a ben guardare, si trovano alle prese con gli stessi dilemmi, ciascuno nell’ambito della rispettiva interpretazione della condizione umana e dei suoi criteri di pienezza. Tali dilemmi, in concreto, si possono raccogliere attorno ad alcune problematiche esemplari: il trascendimento dell’umano; la determinazione del senso; la qualità antropologica della temporalità. In tutti e tre i casi, è proprio l’impatto con le diverse forme del male a impedire alla visione immanentistica e a quella trascendente di rivendicare in maniera assoluta il possesso dell’argomento migliore.

Nella prima parte, di carattere filosofico, l’attenzione si dirigerà verso il contributo offerto alla ricerca dal pensiero di Bernhard Welte e Max Müller. L’analisi di Welte mostra che l’esistenza umana di fatto non è così come dovrebbe e vorrebbe essere: la colpa manifesta alla persona stessa quanto sia minacciosa la disarmonia che colpisce la sua identità; d’altra parte, la morte nella propria ineluttabilità strappa il velo dell’auto-assicurazione e pone la persona di fronte alla sua estrema precarietà. Tuttavia, la colpa lascia aperta all’uomo la possibilità del pentimento, in cui la forza dell’azione malvagia è esposta al superamento da parte della forza vittoriosa della verità. Ugualmente, il silenzio che afferra davanti alla morte conduce l’uomo alle soglie del sacro, in prossimità di una trascendenza infinita e misteriosa.

Nella riflessione di Müller, il tema del male trova un luogo di verifica nella considerazione del “tragico” in relazione alla possibilità del senso ultimo. L’estenuazione del tragico nel contesto della Modernità introduce per contrasto alla delineazione di una visione antropologica alternativa a quella che concepisce l’uomo come soggettività ab-soluta, in forza della quale ogni opposizione/contraddizione viene superata; piuttosto, il compito affidato all’uomo consiste nella accettazione e composizione degli opposti, grazie a cui l’uomo è messo nella condizione di attuare se stesso contrapponendo all’eros dell’auto-affermazione e della distruzione quello ancora più potente dell’affidamento e della dedizione.

La seconda parte del corso, di carattere teologico, si porrà in dialogo in particolare con il pensiero di Hansjürgen Verweyen e Jürgen Werbick, per mostrare come la pretesa sollevata dall’evento cristologico è quella di attuare una volta per tutte la disposizione incondizionatamente adeguata ad attraversare e superare lo scacco del male, in quanto coincide con la prassi mediante la quale Gesù ha affrontato la realtà dell’abbandono, della sofferenza e della morte, sfociante nella vittoria imprepensabile della risurrezione. La testimonianza personale di Gesù mostra che solo rimanendo nella posizione esistenziale dell’affidamento all’Altro trascendente l’uomo è in grado di non perdere la possibilità dell’esaudimento del proprio desiderio di esserci, e conseguentemente si scopre autorizzato a sperare senza riserve.


Avvertenze:

Il momento introduttivo intende evidenziare come la questione posta dal male sia al centro delle pressioni incrociate, che nell’epoca contemporanea esercitano l’una rispetto all’altra sia la visione immanentistica dell’umano sia la visione aperta alla trascendenza religiosa. Infatti, l’imporsi della dimensione malvagia della realtà provoca entrambi i fronti a porre in discussione le rispettive concezioni della pienezza del vivere. La conseguenza è che le due prospettive, a ben guardare, si trovano alle prese con gli stessi dilemmi, ciascuno nell’ambito della rispettiva interpretazione della condizione umana e dei suoi criteri di pienezza. Tali dilemmi, in concreto, si possono raccogliere attorno ad alcune problematiche esemplari: il trascendimento dell’umano; la determinazione del senso; la qualità antropologica della temporalità. In tutti e tre i casi, è proprio l’impatto con le diverse forme del male a impedire alla visione immanentistica e a quella trascendente di rivendicare in maniera assoluta il possesso dell’argomento migliore.

Nella prima parte, di carattere filosofico, l’attenzione si dirigerà verso il contributo offerto alla ricerca dal pensiero di Bernhard Welte e Max Müller. L’analisi di Welte mostra che l’esistenza umana di fatto non è così come dovrebbe e vorrebbe essere: la colpa manifesta alla persona stessa quanto sia minacciosa la disarmonia che colpisce la sua identità; d’altra parte, la morte nella propria ineluttabilità strappa il velo dell’auto-assicurazione e pone la persona di fronte alla sua estrema precarietà. Tuttavia, la colpa lascia aperta all’uomo la possibilità del pentimento, in cui la forza dell’azione malvagia è esposta al superamento da parte della forza vittoriosa della verità. Ugualmente, il silenzio che afferra davanti alla morte conduce l’uomo alle soglie del sacro, in prossimità di una trascendenza infinita e misteriosa.

Nella riflessione di Müller, il tema del male trova un luogo di verifica nella considerazione del “tragico” in relazione alla possibilità del senso ultimo. L’estenuazione del tragico nel contesto della Modernità introduce per contrasto alla delineazione di una visione antropologica alternativa a quella che concepisce l’uomo come soggettività ab-soluta, in forza della quale ogni opposizione/contraddizione viene superata; piuttosto, il compito affidato all’uomo consiste nella accettazione e composizione degli opposti, grazie a cui l’uomo è messo nella condizione di attuare se stesso contrapponendo all’eros dell’auto-affermazione e della distruzione quello ancora più potente dell’affidamento e della dedizione.

La seconda parte del corso, di carattere teologico, si porrà in dialogo in particolare con il pensiero di Hansjürgen Verweyen e Jürgen Werbick, per mostrare come la pretesa sollevata dall’evento cristologico è quella di attuare una volta per tutte la disposizione incondizionatamente adeguata ad attraversare e superare lo scacco del male, in quanto coincide con la prassi mediante la quale Gesù ha affrontato la realtà dell’abbandono, della sofferenza e della morte, sfociante nella vittoria imprepensabile della risurrezione. La testimonianza personale di Gesù mostra che solo rimanendo nella posizione esistenziale dell’affidamento all’Altro trascendente l’uomo è in grado di non perdere la possibilità dell’esaudimento del proprio desiderio di esserci, e conseguentemente si scopre autorizzato a sperare senza riserve.


Bibliografia:

S. Petrosino – S. Ubbiali, L’eros della distruzione. Seminario sul male, Il melangolo, Genova 2010; B. Welte, Dal a al mistero assoluto. Trattato di filosofia della religione, Marietti, Casale Monferrato (AL) 1985; M. Müller, Der Kompromiß oder vom Unsinn und Sinn menschlichen Lebens, Alber, Freiburg-München 1980; H. Verweyen, La parola definitiva di Dio. Compendio di teologia fondamentale, Queriniana, Brescia 2001; J. Werbick, Un Dio coinvolgente. Dottrina teologica su Dio (BTC 150), Queriniana, Brescia 2010; J.-L. Chrétien, Sous le regard de la Bible, Bayard, Paris 2008.

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