Teologia sistematica – III: «“Che cos’è la verità?” (Gv 18,38). Il Silenzio di Gesù come memoria del Padre»

FTIS – Specializzazione
Licenza

Teologia sistematica – III: «“Che cos’è la verità?” (Gv 18,38). Il Silenzio di Gesù come memoria del Padre»
Codice Insegnamento: S-18TS03
Anno di corso: Discipline a scelta
Tipo di insegnamento: OBBLIGATORIO
Crediti: 3
Ore: 24
Lingua in cui viene erogato il corso: Italiano
Metodo di insegnamento: Didattica formale/lezioni frontali
Tipo di esame: Prova Orale

Indirizzi

  • Teologia Fondamentale
  • Teologia Sistematica
  • Studi Biblici
  • Teologia Morale
  • Teologia Pastorale
  • Teologia Spirituale
Obiettivo:

Con gli aspetti più contenutistici, il corso tenta di introdurre lo studente ad alcune costanti metodologiche, quali l’approccio sistematico alle Sacre Scritture, non interpretate come materiale grezzo per l’elaborazione teologica, ma come depositarie di dinamiche definitive di senso che la teologia ha il compito di rilevare e ripresentare nell’ethos attuale. Per svolgere questo compito risulta necessaria una “simpatia” per la filosofia, ma anche per la letteratura e le scienze umane che, in modo diversificato, dell’ethos sono luoghi di emersione e di ripresa.


Programma:

«Che cos’è la verità?» (Gv 18,38). Di fronte alla domanda di Pilato – quasi sintesi della cristologia giovannea – Gesù rimane in silenzio. Il termine che il Quarto Vangelo utilizza per indicare la verità (alétheia) è legato all’ambito della memoria e della dimenticanza, più che a quello di una generica conoscenza. Il corso innanzitutto considera l’antagonismo, attribuito da gran parte del pensiero occidentale, a memoria e dimenticanza, con netto vantaggio valoriale riconosciuto alla memoria. Le Sacre Scritture – antiche e nuove – mostrano invece memoria e dimenticanza come reciprocamente implicate, quasi che una sia la paradossale condizione di possibilità dell’altra. Con un ulteriore passo si ricostruisce la fenomenologia dei silenzi di cui è costellata la vicenda concreta di Gesù, rivelatori, a loro modo, della sua identità filiale e di una singolarità estetica, esprimibile parafrasando un’espressione giovannea: «mai un uomo ha udito come ode quest’uomo!» (Gv 7,46). Tali silenzi, come quello nel pretorio, rappresentano la risposta precisa data a Pilato. Se la verità è a-letheia, memoria-di-ciò-che-è-dimenticato, la Parola – tacendo – è memoriale del silenzio del Padre che la rende possibile, ospitandola e facendola risuonare. Il Figlio nella carne è la verità anche in quanto memoria del silenzio paterno che abbraccia ogni cosa rendendola udibile, reale e che, proprio per l’eccesso della sua presenza, non attira attenzione, lasciandosi dimenticare.


Avvertenze:

«Che cos’è la verità?» (Gv 18,38). Di fronte alla domanda di Pilato – quasi sintesi della cristologia giovannea – Gesù rimane in silenzio. Il termine che il Quarto Vangelo utilizza per indicare la verità (alétheia) è legato all’ambito della memoria e della dimenticanza, più che a quello di una generica conoscenza. Il corso innanzitutto considera l’antagonismo, attribuito da gran parte del pensiero occidentale, a memoria e dimenticanza, con netto vantaggio valoriale riconosciuto alla memoria. Le Sacre Scritture – antiche e nuove – mostrano invece memoria e dimenticanza come reciprocamente implicate, quasi che una sia la paradossale condizione di possibilità dell’altra. Con un ulteriore passo si ricostruisce la fenomenologia dei silenzi di cui è costellata la vicenda concreta di Gesù, rivelatori, a loro modo, della sua identità filiale e di una singolarità estetica, esprimibile parafrasando un’espressione giovannea: «mai un uomo ha udito come ode quest’uomo!» (Gv 7,46). Tali silenzi, come quello nel pretorio, rappresentano la risposta precisa data a Pilato. Se la verità è a-letheia, memoria-di-ciò-che-è-dimenticato, la Parola – tacendo – è memoriale del silenzio del Padre che la rende possibile, ospitandola e facendola risuonare. Il Figlio nella carne è la verità anche in quanto memoria del silenzio paterno che abbraccia ogni cosa rendendola udibile, reale e che, proprio per l’eccesso della sua presenza, non attira attenzione, lasciandosi dimenticare.


Bibliografia:

J. Assmann, La memoria culturale. Ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche, Einaudi, Torino 1997; J.-L. Chrétien, L’indimenticabile e l’insperabile, Cittadella, Assisi 2008; J.D.C. Dunn, Christianity in the Making, vol. I, Jesus Remembered, Eerdmans, Cambridge 2003; A. Neher, L’esilio della parola. Dal silenzio biblico al silenzio di Auschwitz, Marietti, Genova 1991; G.C. Pagazzi, Il polso della verità. Memoria e dimenticanza per dire Gesù, Cittadella, Assisi 2005; P. Ricoeur, La memoria, la storia, l’oblio, Raffaello Cortina, Milano 2003.

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