Seminario di teologia fondamentale: «Briciole e frammenti per un’interpretazione trinitaria del mondo dato/donato»

FTIS – Specializzazione
Licenza

Seminario di teologia fondamentale: «Briciole e frammenti per un’interpretazione trinitaria del mondo dato/donato»
Codice Insegnamento: S-18TFSEM
Anno di corso: Discipline a scelta
Tipo di insegnamento: OBBLIGATORIO
Crediti: 3
Ore: 24
Lingua in cui viene erogato il corso: Italiano
Metodo di insegnamento: Lezioni, Esercitazioni, Seminari
Tipo di esame: Prova scritta

Indirizzi

  • Teologia Fondamentale
  • Teologia Sistematica
  • Studi Biblici
  • Teologia Morale
  • Teologia Pastorale
  • Teologia Spirituale
Docenti

Obiettivo:

Il seminario di ricerca intende ripercorrere nel dettaglio dei suoi contributi maggiori il dibattito acceso dal saggio balthasariano di Klaus Hemmerle: Tesi di ontologia trinitaria. Per un rinnovamento della filosofia cristiana (1975), cercando di acquisirlo quale limpido crocevia di un pensiero del mondo-creato, sottratto all’enfasi insopportabile del formalismo e all’arrendevole debolezza della mistica contemporanea. Espressa con le parole dello stesso Balthasar che nel suo genio tutti ci precede, la questione affrontata è quella del modo in cui l’assoluto essere di Dio – il quale essere può esistere solo come trinitario – si riflette come stabilità di una promessa e definitivo di una giustizia nella malferma effettività del mondo che ci è dato e donato.


Programma:

La grande scolastica di Tommaso e di Bonaventura – prima che la logica del manuale, nell’intenzione buona di preservarla, la stropicciasse – si dispiega tutta dentro questa convinzione di un vocabolario ontologico-trinitario, che è ancora un vestito fatto su misura e cucito addosso alla dimensione generativa della relazione, posta al centro della vita di Dio e della simbolica del mondo che pure ne riflette il pathos drammatico. Con il dovuto rispetto delle differenze, ovviamente: in Tommaso, la processione delle persone divine distinte è la causa di ogni processione o moltiplicazione delle creature. L’origine temporale delle creature fuoriesce infatti, per lui, dall’origine eterna delle persone e delle ipostasi. Nel dottore Serafico invece la dottrina della genesi trinitaria del mondo-creato è assicurata dalla categoria, per lui dirimente, di espressione, con la quale si rinvia più facilmente alla fecondità della vita divina. Solo questa è la chiave dell’autentica analogia, nella sua versione dinamica e creaturale: vale a dire, l’idea che il prius, la dimensione metafisica di fondo, e quindi il trascendentale che costituisce l’ente, insista nella forma del legame, della relazione, dell’uscire da sé, che esige la differenza. Appunto ciò che, nel lessico di Balthasar, mette sale sulla coda e definisce la «teo-logica dell’agápe»: quella per cui Dio, in sé e fuori di sé, non può mai restare solo, pur essendo unico al mondo, nella giustizia e nella giustificazione del suo essere-amore. In uscita dall’agire generativo e drammatico di Dio ogni creatura rispecchia la vita trinitaria di Dio (Imago trinitatis in ente creato): non per un bisogno di conferma del fondamento, ma per l’invano della gratuita partecipazione di una vita che è trinitaria dal principio. E pertanto, non esiste esemplarità dell’essere se non è colto trinitariamente. Tant’è che la logica dell’ente-dato è segnata dal mistero trinitario delle persone e della sostanza che è costituita essenzialmente per il suo genere di relazione. In altri termini, il cuore del nostro discorso sull’essere è, per Balthasar, soltanto sfiorato quando si parla di purezza della donazione e di differenza ontologica del trascendente. Nella vita di Dio c’è molto di più. Molto prima di Glaubhaft, l’opuscolo sull’amore del ’63, Balthasar concepisce un’ontologia trinitaria che si avvicina tanto più a Schelling e alla sua visione tragica del fondamento, quanto invece meno all’illustre professore Heidegger e alla sua retorica del a abissale. Klaus Hemmerle lo intuisce. Certo Tommaso, con il suo impianto metafisico, resta la garanzia per scongiurare persino i cattivi sogni e i brutti risvegli dagli auspici del più maturo idealismo. Il trascendentale dell’agape, quale vero nome dell’essere, sfida infatti la tradizione metafisica del razionalismo ossessivo su entrambi i fronti: quello della risoluzione anaffettiva del logos del mondo, che sfocia nella sostanziale indifferenza tra l’essere e l’ente in gioco; e quello dello slittamento regressivo al di qua di qualunque forma di logos, favorevole allo scatenamento immarcabile e irriconoscibile del pathos.


Avvertenze:

La grande scolastica di Tommaso e di Bonaventura – prima che la logica del manuale, nell’intenzione buona di preservarla, la stropicciasse – si dispiega tutta dentro questa convinzione di un vocabolario ontologico-trinitario, che è ancora un vestito fatto su misura e cucito addosso alla dimensione generativa della relazione, posta al centro della vita di Dio e della simbolica del mondo che pure ne riflette il pathos drammatico. Con il dovuto rispetto delle differenze, ovviamente: in Tommaso, la processione delle persone divine distinte è la causa di ogni processione o moltiplicazione delle creature. L’origine temporale delle creature fuoriesce infatti, per lui, dall’origine eterna delle persone e delle ipostasi. Nel dottore Serafico invece la dottrina della genesi trinitaria del mondo-creato è assicurata dalla categoria, per lui dirimente, di espressione, con la quale si rinvia più facilmente alla fecondità della vita divina. Solo questa è la chiave dell’autentica analogia, nella sua versione dinamica e creaturale: vale a dire, l’idea che il prius, la dimensione metafisica di fondo, e quindi il trascendentale che costituisce l’ente, insista nella forma del legame, della relazione, dell’uscire da sé, che esige la differenza. Appunto ciò che, nel lessico di Balthasar, mette sale sulla coda e definisce la «teo-logica dell’agápe»: quella per cui Dio, in sé e fuori di sé, non può mai restare solo, pur essendo unico al mondo, nella giustizia e nella giustificazione del suo essere-amore. In uscita dall’agire generativo e drammatico di Dio ogni creatura rispecchia la vita trinitaria di Dio (Imago trinitatis in ente creato): non per un bisogno di conferma del fondamento, ma per l’invano della gratuita partecipazione di una vita che è trinitaria dal principio. E pertanto, non esiste esemplarità dell’essere se non è colto trinitariamente. Tant’è che la logica dell’ente-dato è segnata dal mistero trinitario delle persone e della sostanza che è costituita essenzialmente per il suo genere di relazione. In altri termini, il cuore del nostro discorso sull’essere è, per Balthasar, soltanto sfiorato quando si parla di purezza della donazione e di differenza ontologica del trascendente. Nella vita di Dio c’è molto di più. Molto prima di Glaubhaft, l’opuscolo sull’amore del ’63, Balthasar concepisce un’ontologia trinitaria che si avvicina tanto più a Schelling e alla sua visione tragica del fondamento, quanto invece meno all’illustre professore Heidegger e alla sua retorica del a abissale. Klaus Hemmerle lo intuisce. Certo Tommaso, con il suo impianto metafisico, resta la garanzia per scongiurare persino i cattivi sogni e i brutti risvegli dagli auspici del più maturo idealismo. Il trascendentale dell’agape, quale vero nome dell’essere, sfida infatti la tradizione metafisica del razionalismo ossessivo su entrambi i fronti: quello della risoluzione anaffettiva del logos del mondo, che sfocia nella sostanziale indifferenza tra l’essere e l’ente in gioco; e quello dello slittamento regressivo al di qua di qualunque forma di logos, favorevole allo scatenamento immarcabile e irriconoscibile del pathos.


Bibliografia:

H.U. von Balthasar, TeoDrammatica, vol. IV, L’azione (1980), Jaca Book, Milano 1986; P. Coda – A. Tapken (ed.), La Trinità e il pensare. Figure, percorsi e prospettive, Città Nuova, Roma 1997; P. Coda – L. Zăk (ed.), Abitando la Trinità. Per un rinnovamento dell’ontologia, Città Nuova, Roma 1998; D. Cornati, L’amore che tutto compie. Verità e giustizia di agape in Hans Urs von Balthasar, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2018; K. Hemmerle, Tesi di ontologia trinitaria. Per un rinnovamento della filosofia cristiana (1975), Città Nuova, Roma 1986; E. Przywara, Analogia Entis – metafisica. La struttura originaria e il ritmo cosmico, Vita e Pensiero, Milano 1995.

condividi su